La Fed nella riunione del FOMC di ieri ha aumentato i tassi di 25 pb ,portanto il final rate al 5,25% . Nella riunione ha altresi  segnalato che una pausa nei rialzi è ora probabile, ma segnalando che tagli dei tassi nel breve periodo non sono al momento considerati.

Nel comunicato stampa, la Fed ha rimosso il riferimento al fatto che “qualche restrizione addizionale della politica monetaria potrebbe essere appropriata” per raggiungere un livello dei tassi sufficientemente restrittivo, sostituendolo con l’osservazione che “per determinare la misura in cui una restrizione addizionale potrebbe essere appropriata per riportare l’inflazione all’obiettivo nel corso del tempo” la Fed terrà in considerazione l’entità dei rialzi cumulati già effettuati, i ritardi con cui normalmente la politica monetaria impatta su crescita e inflazione e, ovviamente, l’andamento delle variabili economiche e finanziarie. Si tratta di un modo sfumato di segnalare che è ragionevole supporre che lo scenario centrale della Fed ora non prospetta altri rialzi.

Nel corso della conferenza stampa Il Presidente Powell ha inoltre sottolineato che si tratta di un “cambiamento significativo”. In aggiunta, il comunicato stampa suggerisce che i tassi abbiano raggiunto un livello sufficientemente restrittivo.

Powell si è largamente soffermato sulle implicazioni dello stress nel settore bancario, confermando, da un lato, che la Fed considera il sistema bancario “solido e sicuro” e, dall’altro, che le implicazioni in termini di restrizione del credito derivanti dalla crisi bancario contribuiscono a raffreddare l’economia, aggiungendosi così ad altri segnali, peraltro ancora di entità modesta, di moderazione della domanda di lavoro giunti nel corso delle ultime settimane (ad esempio, la riduzione delle posizione lavorative aperte e il rallentamento della crescita dei salari).

Powell ha anche confermato la notevole incertezza relativa all’impatto della restrizione creditizia sull’economia, come già segnalato anche nel comunicato stampa nella precedente riunione di marzo. Al riguardo, Powell ha confermato che l’impatto della restrizione del credito potrebbe essere equivalente circa ad un rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed. Powell ha inoltre precisato che il suo personale scenario non prospetta una recessione nei prossimi trimestri dovuta all’impatto della restrizione del credito, a differenza delle previsioni dello staff degli economisti della Fed.  Nel corso della conferenza stampa Powell ha ripetutamente sottolineato che a questo punto la Fed è ancora più dipendente dai dati nelle proprie decisioni e dovrà adottare una strategia di continua valutazione.  I tassi d’interesse sono ora in territorio certamente restrittivo i dati economici iniziano a segnalare l’impatto sull’economia della restrizione monetaria, cui si aggiungerà l’effetto della restrizione del credito. D’altro lato, Powell ha sottolineato che l’inflazione rimane ancora decisamente lontana dall’obiettivo del 2% e il rientro verso l’obiettivo sarà probabilmente un processo lungo.

 Nella conferenza stampa Powell ha insistito che lo scenario centrale del FOMC non è coerente con tagli dei tassi nel breve periodo, però ha anche precisato che il sentiero dei tassi dipende dallo scenario macro e che previsioni più aggressive di quelle della Fed sulla discesa dell’inflazione possono essere compatibili con tagli dei tassi in tempi relativamente più rapidi.

 Per concludere, l’esito del FOMC di inizio maggio è stato largamente in linea con le attese ed appare segnalare il completamento del ciclo restrittivo da parte della Fed, anche se i rischi di ulteriori rialzi nei prossimi mesi non sono trascurabili alla luce della dinamica ancora elevata dell’inflazione core.

(Fonte : team ricerca macroeconomica di Fideuram Asset Management )